
Oggi mi lancio in una digressione cestistica. L’Olimpia milano e Danilo Gallinari se lo meritano.
Danilo si è dichiarato eleggibile per la NBA, considerando le sue qualità sarà scelto con uno dei primi numeri.
La scelta ci sta ed era nell’aria e sono sicuro che, con il tempo e la pazienza, riuscirà a sfondare.
Sono orgoglioso di averlo potuto ammirare per un paio di stagioni nella mia- semi derelitta – squadra, perché un giocatore Italiano come lui, completo in tutti gli aspetti anche se ancora migliorabili, non lo avevo mai visto. Non a 19 anni. Non con quel carisma e quella leadership degne di un veterano, che aggiunte alla sua classe e a doti fisiche non comuni ne fanno un giocatore incredibile. Da NBA appunto.
C’è un però che pur facendomi rispettare la sua scelta mi fa credere che forse ha affrettato troppo le cose.
Sarà per romanticismo, sarà perché avrei voluto vederlo ancora per molti anni indossare la maglia di Milano, sarà per i suoi 19 anni, ma io gli avrei consigliato di restare. Ancora un po’.
Perché correre in un mondo dove per i primi tempi ti faranno raccogliere magliette sudate per pochi minuti sul campo di gioco, quando avresti potuto diventare un numero uno assoluto in Europa e solo dopo correre in America, dove ti avrebbero già accolto come una stella?
Quella era la vera sfida. Assaporare lo scudetto l' Eurolega, certo cambiando maglia ma e offerte non sarebbero mancate dalle parti Spagnole o Russe. Diventare insomma il numero uno e poi a 22-23 anni varcare l’Oceano.
Seguire l’esempio dei veri grandi, dal compianto Petrovic, ai Ginobili, dai Sabonis, ai Kukoc.
Ora, dove in Nba ci vanno cani e porci, il buon Danilo rischia di mischiarsi alla massa e faticare oltre misura. Perché in fondo ancora ha dimostrato poco.
Inoltre ci sono io, un misero tifoso che si intristirà ogni volta che lo vedrà indossare delle scarpette che non saranno Rosse.
Danilo si è dichiarato eleggibile per la NBA, considerando le sue qualità sarà scelto con uno dei primi numeri.
La scelta ci sta ed era nell’aria e sono sicuro che, con il tempo e la pazienza, riuscirà a sfondare.
Sono orgoglioso di averlo potuto ammirare per un paio di stagioni nella mia- semi derelitta – squadra, perché un giocatore Italiano come lui, completo in tutti gli aspetti anche se ancora migliorabili, non lo avevo mai visto. Non a 19 anni. Non con quel carisma e quella leadership degne di un veterano, che aggiunte alla sua classe e a doti fisiche non comuni ne fanno un giocatore incredibile. Da NBA appunto.
C’è un però che pur facendomi rispettare la sua scelta mi fa credere che forse ha affrettato troppo le cose.
Sarà per romanticismo, sarà perché avrei voluto vederlo ancora per molti anni indossare la maglia di Milano, sarà per i suoi 19 anni, ma io gli avrei consigliato di restare. Ancora un po’.
Perché correre in un mondo dove per i primi tempi ti faranno raccogliere magliette sudate per pochi minuti sul campo di gioco, quando avresti potuto diventare un numero uno assoluto in Europa e solo dopo correre in America, dove ti avrebbero già accolto come una stella?
Quella era la vera sfida. Assaporare lo scudetto l' Eurolega, certo cambiando maglia ma e offerte non sarebbero mancate dalle parti Spagnole o Russe. Diventare insomma il numero uno e poi a 22-23 anni varcare l’Oceano.
Seguire l’esempio dei veri grandi, dal compianto Petrovic, ai Ginobili, dai Sabonis, ai Kukoc.
Ora, dove in Nba ci vanno cani e porci, il buon Danilo rischia di mischiarsi alla massa e faticare oltre misura. Perché in fondo ancora ha dimostrato poco.
Inoltre ci sono io, un misero tifoso che si intristirà ogni volta che lo vedrà indossare delle scarpette che non saranno Rosse.
Ad ogni modo un grande in bocca al lupo

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