
Oggi non potrò commentare la partita del Milan.
Non si è giocata, la partita.
Oggi dovrei parlare di un ragazzo ucciso ad un autogrill in un autostrada del centro Italia, in circostanze non chiare e che paiono incomprensibili ma questo è da verificare, e dell'incredibile ricatto andato a buon fine degli ultrà Bergamaschi, coadiuvati da quelli del Milan che ha portato all'interruzione di Atalanta-Milan.
Dell'uccisione non voglio parlare. Le circostanze non sono chiare, se è vero come battono le ultime notizie, che il tutto è accaduto tra una decina di persone massimo e, a rissa finita, una delle vetture che trasportava una delle due fazioni stava uscendo dall'aria di servizio ed è stata colpita da un proiettile vagante sparato dall'altra corsia, capite che il tutto sembra poco chiaro ed è meglio aspettare ad emettere giudizi.
Certo è che fatico a legare questo episodio alla sicurezza degli stati se non ribadendo il mio solito pensiero. Il calcio, per la sua caratteristica popolar aggregativa, raccatta il peggio della nostra malconcia società, per cui anche un semplice incontro in strada, vestiti di diverso colore, può essere pretesto per una rissa o anche peggio.
Detto questo ciò che veramente mi da fastidio è il ricatto perpetrato a Bergamo, con il solito ritornello, che abbiamo sentito oggi tra molte tifoserie, di cori contro la polizia e minacce di violenze se non si fossero sospese le partite. La solita solidarietà demenziale del tifo organizzato che è transportiva dato che al Forum, durante il derby tra Milano e Varese di basket, è accaduto più o meno lo stesso, quanto meno come tentativo di entramb e le curve di protestare contro il proseguimento della partita.
A Bergamo si è andato oltre. Sono passati dai cori ai tombini.
I soliti noti hanno ben pensato di far interrompere con la violenza la partita, credendo, nella loro testolina, di lanciare chissà quale messaggio e di indirizzare la loro solidarietà non si sa verso chi.
E le persone per bene, lo Stato, il buonsenso, hanno dovuto ancora una volta cedere ad un centinaio di ragazzotti.
Ora inizieranno le chiacchere, ma in realtà tutto quello che doveva essere detto è già stato detto.
Gli ultrà, ogni volta che vorranno, continueranno con pochi neuroni ma con tanta violenza, a far sospendere le partite o a ricattare una volta le società, una volta il questore, una volta il venditore di panini e salsicce.
Oltre ai tornelli vogliamo dare risposte serie?
Vogliamo che le società smettano, forse ricattate, di foraggiare le curve?
Vogliamo vietare in modo definitivo le trasferte?
Vogliamo punire seriamente i colpevoli di ogni violenza di ogni genere?
E, per favore, poche chiacchere sui media, di chiacchere ne abbiamo già sentite troppe.
VAN
12 commenti:
Sono completamente d'accordo con te.
Quello che è successo nell'autogrill è ancora oggi e credo per molto tempo, poco chiaro e la probabilità che la morte del ragazzo laziale sia stata il frutto di una serie di sfortunate circostanze diventa sempre più alta.
Alla luce di ciò è stata semplicemente assurda la gestione della notizia nelle ore della tarda mattinata.
Tenendo conto di quanto accaduto in tempi recenti e di ciò che ormai da tempo circola nelle tifoserie ultras delle curve, è stato semplicemente PAZZESCO da parte delle autorità lasciare alla fantasia e al sensazionalismo della stampa, la diffusione qualche ora dopo delle prime notizie ufficiose.
Così a meno di 3 ore dall'inizio delle partite in tutta Italia, si sapeva che in una rissa tra ultras un poliziotto aveva sparato e ucciso uno di questi ultras.
A questo punto il peggio era fatto, ma la successiva gestione caotica e in ordine sparso delle singole partite ha se possibile peggiorato le cose.
Basti pensare a Roma-Cagliari il cui annuncio del rinvio è arrivato alle 18:30 con le forze dell'ordine già radunate allo stadio e pronte per essere facile bersaglio (come da ore si era visto in altri stadi) e la maggior parte dei tifosi già in viaggio verso lo stadio.
Quanto alla follia degli ultras, devo dire che gli episodi accaduti ieri sono già diventati i nuovi standard da cui PARTIRE per prossimi accadimenti e hanno dimostrato che nella coalizione tra le curve contro il nemico comune Forze dell'Ordine, sta l'evoluzione del fenomeno ultras.
Assaltare commissariati e sedi istituzionali è qualcosa che raramente si era visto prima in un paese come il nostro.
Non voglio entrare nella discussione circa le cause del fenomeno.
Credo però che non sia accettabile e che quindi vadano prese delle decisioni molto forti, perchè come dicevo prima, la prossima volta questo sarà il punto da cui si partirà.
Se non si è in grado o non è efficace e forse anche politicamente opportuna per l'attuale governo una repressione assoluta verso i responsabili di simili attentati all'ordine pubblico, allora l'unica strada che rimane è a parer mio eliminare completamente l'opportunità di sfruttare le situazioni aggreganti su vasta scala per gente simile, in primis le partite di calcio.
Quindi ben venga la sospensione sine die delle trasferte e se non basta la chiusura degli stadi.
Costi quel che costi.
Alla lunga si è visto altrove, queste cose pagheranno.
Io ho un'altra idea. Sicuramente impedire le trasferte, ma non chiudere gli stadi perchè così l'avrebbero vinta, così la gente normale non può più divertirsi la domenica.
Bisogna utilizzare metodi e sistemi che hanno ottenuto gli effetti giusti in inghilterra per combattere il fenomeno hooligans.
Pugno di ferro e manganello di ferro.
Caricare sta gente con gli idranti, quando sono a terra legnarli di santa ragione e poi trascinarli in galera dove per direttissima si fanno anni di prigione. Facendo così vedrete che nessuno alzerà più un dito. Quella gente sono dei ragazzotti cagasotto che non hanno nemmeno il coraggio di farsi vedere in faccia. Davanti al rischio di anni di gattabuia allo stadio invece dei bulloni porterebbero i popcorn.
In inghilterra ha funzionato, ormai gli hooligans sono un ricordo, si rifanno vivi ogni tanto in trasferta nelle manifestazioni della nazionale o in coppa.
In questo momento e forse mai le tue giuste considerazioni saranno applicabili in Italia.
Quando furono applicate certe misure in Gran Bretagna dalla Thatcher prima e da Blair dopo, non ci fu uno ma dico uno dei parlamentari o in genere dei politici che osò metterle in dicussione.
Qui da noi e in questo momento politico in parlamento siedono addirittura ex-terroristi e noglobal che si sono resi personalmente responsabili di fatti simili a quelli di ieri e che sistematicamente prendono le difese di clandestini, estremisti e gente varia.
Anche dall'altra parte politica ovviamente non mancano gli "amici" degli ultras, visto che le curve negli stadi italiani sono sempre più schierate a destra, più per moda che per credo politico.
D'altro canto basti pensare che stamattina il presidente della Camera dei deputati ha saputo solo dire, alla luce di quello accaduto ieri, che il problema è l'uso delle armi nelle forze dell'ordine e che queste vanno disarmate....
Siamo in un paese, caro VAN, in cui purtroppo i decreti e le leggi si fanno sempre DOPO i morti e non prima...
oops, intendevo: caro BASTEN...
ma rivolgo le mie considerazioni anche a VAN ovviamente
Anche se lungo, trovo molto bello questo articolo presente sul numero di Repubblica di oggi:
La catena degli errori
di GIUSEPPE D'AVANZO
L'AGENTE della polizia stradale che ha ucciso Gabriele Sandri non si è accorto della rissa. Nemmeno ha intuito che, nell'area di servizio di Badia al Pino lungo l'A1, due piccoli gruppi di juventini e laziali se le erano appena date di santa ragione. L'agente - se sono buone le fonti di Repubblica - è stato messo sul chi vive dal parapiglia. Era lontano, dall'altra parte della carreggiata. C'è chi dice duecento metri, chi cento, in linea d'aria.
Ha sentito urla e grida. Ha visto un fuggi fuggi e un'auto che velocemente - o così gli è parso - si allontanava dall'area di servizio. Ha pensato a una rapina al benzinaio. Ha azionato la sirena. L'auto non si è fermata. Ha sparato. Ha ucciso. Raccontata così dal suo incipit, questa domenica crudele e brutale in cui è precipitata l'Italia, da Bergamo a Roma, poteva non avere come canovaccio principale la violenza che affligge il mondo del calcio ma, più coerentemente, il caso, la probabilità, l'errore. Il caso che incrocia l'auto della polizia stradale con il convoglio di tifosi.
La probabilità che il proiettile raggiunga, da settanta metri, il collo di "Gabbo" Sandri che dormiva. L'errore, il doppio errore "tecnico" del poliziotto che non comprende che cosa è accaduto dall'altra parte della strada e, convinto di essere alle prese con un delitto ben più grave di una scazzottata, troppo emotivamente, troppo affrettatamente spara. Per lunghe ore, questa ricostruzione - che non allevia la tragicità dell'insensata morte di Gabriele Sandri - non è saltata fuori. In un imbarazzato silenzio, è stata eclissata.
Chi doveva svelarla - la questura di Arezzo, il Viminale - ha taciuto e - tacendo - ha gonfiato l'attesa, la rabbia, la frustrazione delle migliaia di ultras che si preparavano a raggiungere in quelle ore gli stadi, sciogliendola poi con una cosmesi dei fatti che si è rivelata un abbaglio grossolano che, a sua volta, ne ha provocato un altro ancor più doloroso. E' stato detto che l'agente della polizia stradale è intervenuto per sedare una rissa tra i tifosi e, nel farlo, ha sparato in aria un colpo di pistola ("introvabile l'ogiva") che "accidentalmente", "forse per un rimbalzo", ha ucciso Sandri.
Consapevole che non di calcio si trattava, ma del tragico deficit professionale di un agente lungo un'autostrada, il Viminale non ha ritenuto di dover fermare le partite muovendo l'ennesimo passo falso di un'infelice domenica. Il racconto contraffatto è stato accreditato di ora in ora senza correzioni. Rilanciato e amplificato dalle dirette televisive, dalle radio degli ultras, dai blog delle tifoserie, ha acceso come una fiamma in quella polveriera che sono i rapporti tra le forze dell'ordine e l'area più violenta degli stadi, prima e soprattutto dopo la morte dell'ispettore Filippo Raciti a Catania.
L'illogica catena di errori, malintesi, confusione, silenzio e furbe manipolazioni - non degne di un governo trasparente, non coerenti con una polizia cristallina - ha trasformato la morte di Sandri in altro. L'ha declinata come morte "di calcio", morte "per il calcio". E' diventata una "chiamata" per l'orgoglio tribale degli "ultras" che, incapaci di esaurire la loro identità nell'appartenenza a una passione, a vivere il calcio come una buona, adrenalinica emozione, hanno soltanto bisogno di odiare, di posare a "guerrieri", di mimare la partita come protesta e come battaglia.
Hanno bisogno di dividere il mondo in "amico" e "nemico" e devono avere - tutti insieme, amici e nemici - come nemico assoluto "le guardie". Sono non più di settantamila in tutto il Paese e ieri, per la gran parte si sono presi, in un modo o in un altro, gli stadi. Li hanno "governati" o distrutti, come è accaduto a Bergamo, per bloccare le partite in segno di lutto come accadde dopo la morte di Filippo Raciti. Come se Raciti e Sandri fossero i "caduti" su fronti opposti di una allucinata "guerra", dichiarata tanto tempo fa e ancora in corso, domenica dopo domenica, scontro dopo scontro, carica dopo carica.
Questo disgraziato 11 novembre rischia di azzerare i discreti risultati raggiunti dentro gli stadi (meno eccitazione, risse e aggressioni sugli spalti; più autocontrollo e fair play in campo; maggiore rispetto per avversari e arbitri anche negli striscioni). Impone di affrontare l'imbarbarimento che oggi - sacralizzato e protetto lo stadio - ne impegna soprattutto i dintorni e, come si è visto anche ieri a Badia al Pino, le autostrade lungo le quali è assolutamente impossibile prevedere come e dove opposte tifoserie potranno incontrarsi, per uno sventurato caso.
Questa delirante "guerra" deve avere fine. Questo "terrorismo" domenicale deve sciogliersi. Non c'è bisogno di nuove leggi, di nuovi provvedimenti, di scorciatoie amministrative. E' sufficiente proteggere quei beni di interesse collettivo - la pubblica sicurezza e l'ordinata convivenza civile minacciate - che un recente decreto legge del governo riserva a difesa dei comportamenti dei cittadini non-italiani.
Forse non è sbagliato pensare a vietare del tutto le trasferte delle tifoserie, come già è stato episodicamente deciso. E' di tutta evidenza che bande di "guerrieri" che attraversano il Paese per sostenere in trasferta la propria squadra con la voglia matta di aggredire il "nemico" non sono gestibili da nessuna polizia del mondo, a meno di non militarizzare una volta la settimana autostrade, stazioni ferroviarie e piazze. E' un divieto che mortifica il Paese. E' una sconfitta utile a evitarne di peggiori. In questa sventurata domenica non c'è chi non abbia già perso. Gabriele Sandri ha perso la vita. Il Viminale la faccia. Il mondo del calcio, per una decina di migliaia di fanatici, ancora una volta la credibilità.
(12 novembre 2007)
guardate,
trovo veramente clamoroso il comportamento dei media che hanno subito lanciato la notizia del tipo "ultra ucciso da poliziotto in una rissa" senza sincerarsi di cosa fosse accaduto e senza pensare alle conseguenze, avendo a che fare con teste le vuote ed i delinquenti che popolano le curve.
Trovo inacettabile il ricatto di bergamo, e ancor più gli assalti di Roma. Può uno Stato subire degli assalti a caserme e edifici pubblici senza usare ben più del pugno di ferro come risposta? Invece sia a bergamo che a roma, impreparazione e braghe calate.
Trovo ridicolo l solito via vai di indignazione e di richiesta di ferme risposte da parte anche di chi queste risposte dovrebbe darle per primo. Cosa succederà. La solita trafila. Stadi chiusi, sospensione del campionato e i tifosi per bene e che hanno già pagato abbonamenti e tv che ci perderanno da ogni punto di vista.
I delinquenti attenderanno il solito pretesto per riprendere da capo tra qualche mese e via di questo passo.
Fino a che non si vorrà capire che i delinquento di qualunque genere vanno puniti duramente senza se e senza ma, non si risolveranno mai questi ed altri problemi ma si troveranno inutili misure che rappezzano fino alla prossima rottura, condite da demagogia e superficialità.
Inoltre basta con questi media. Abbiamo la stampa pìù asservita e meno libera d'europa. E basta, cari giornalistucoli, parlare di "tifosi" come se fossero una razza, una specie animale da accomunare in chissà quale aspetto solidale, fornendo pretesti ai violenti e facendo subito montare la demagogica polemica sul mondo dello sport.
Cosa vuol dire "ieri è morto un tifoso"?. Ieri è morto un uomo, ucciso accidentalmente, forse, da un altro uomo. Come ormai può capitare a tutti anche in strada, considerando la follia di questo mondo.
Se fosse stato colpito per sbaglio in un autogrill un ragioniere i giornali avrebbero titolato scivendo dell'uccisione di un ragioniere o di un uomo? Avremmo avuto dei bilanci di SPA lasciati in segno di lutto sul luogo del delitto?
Soprattutto, i ragionieri di tutta Italia si sarebbero uniti armati di partita doppia andando a sfasciare il ministero delle finanze?
Caro VAN,
riflettiamo tutti ancora sul titolo dato ieri poco dopo mezzogiorno dal sito del Corriere, alla notizia:
Tifoso ucciso da un agente dopo una rissa all'autogrill. A sparare un poliziotto.
La vittima, un noto dj romano, e' stata raggiunta da un colpo di pistola.
Se pensiamo che la dinamica dei fatti non è ancora stata chiarita e a lungo temo non lo sarà, il sensazionalismo usato è stato GRAVISSIMO.
Tuttavia in un paese avanzato, non devono essere i media ma le AUTORITA' PUBBLICHE a dover prendere decisioni opportune ed efficaci sull'ordine pubblico. A maggior ragione in un paese come il nostro in cui i media sono davvero scandalosi ed il giornalismo è il più delle volte dilettantesco se non asservito ai potenti.
Ma noi evidentemente NON viviamo in un paese avanzato.
E poi dimmi caro VAN, se ieri a Bergamo, a Roma e altrove, le forze dell'ordine avessero usato una forza di repressione pari o superiore alla forza di devastazione dei teppisti, per sedare i disordini, quanti morti ci serebbero stati? E quanti carusi si sarebbero fatti promotori di nuove rivolte, magari legittimandole ideologicamente?
Purtroppo la repressione severa che sarebbe stata necessaria negli anni passati, ora è ingestibile.
Occorrono misure drastiche ma non violente. Misure che disaggreghino.
A mio parere ne basterebbero 2:
- divieto assoluto sine die per tutte le trasferte in tutti i campionati
- divieto per le società di vendita a chiunque di gruppi di biglietti e obbligo per le società di vendita degli abbonamenti dei posti delle curve al pubblico indistinto, attraverso i circuiti bancari utilizzati dalle società
uno degli errori tipici che commettiamo spesso è l'appiattirsi nel fare poco o nulla presupponendo che tanto non servirà a causa delle proteste di questo o quello o delle mancanze della classe dirigente.
E' vero che le risposte dure della polizia, rischiano di scatenare un'ondata di dissenso ( sei sicuro solo dall'estrema sinistra, soprattutto parlando di tifosi italioti di calcio?) ma lasciare campo libero ai delinquenti non può essere motivato solo dalla paura delle proteste dei carusi di turno come lo chiami tu. I problemi sono ben altri perchè in un paese serio, i carusi, che hanno tutto il diritto di pensarla come vogliono, non verrebbero ascoltati nel nome di una scelta condivisa atta alla risoluzione di gravi problemi.
Una polizia preparata dovrebbe conoscere le tattiche per fermare i delinquenti (magari solo quelli) senza compromettere l'ordine pubblico facendo degenerale la situazione ma nello stesso tempo senza finire assediata nella sua stessa caserma sperando che il ciclone passi.
Ma qui il discorso si farebbe troppo lungo e andrebbe a toccare i nervi scoperti del nostro sistema, dalla politica alla magistratura e forse è meglio fermarsi qui.
comunque devo constatare che in italia da Scelba in poi i poliziotti si sono ricordati di usare la mano pesante solo in poche "sfortunate" circostanze magari contro gente quasi inerme.
Constato anche qualche pecca del Viminale che certo non ha gestito bene la situazione nell'arco di tutta la giornata.
Precisando il mio intervento precedente mi sembra abbastanza patetico l'atteggiamento del ministro melandri che chiede piagnuccolante un "gesto forte del mondo del calcio", traducendo, un lungo stop dei campionati.
Le risposte vere dar dare sono altre (soprattutto da parte dello Stato)e riguardano l'atteggiamento complessivo, verso i delinquenti. Fino a che non si darà un vero giro di vite in tal senso continueremo a sentire sermoni e a subire privvedimenti tampone che non sradicano i problemi ma che servono solo a pulire la coscienza fino all'episodio successivo.
Andando sul tecnicismo vedete che tra di noi sono uscite già alcune proposte di facile attuazione che risulterebbero utili, come quelle di Serturner. Nemmeno abbiamo dovuto fare un vertice.....
caro VAN,
le mie proposte nascono dall'esperienza diretta nella frequentazione degli stadi, curve comprese
vorrei precisarti una cosa soltanto: il mio non voleva essere un pretesto per polemiche politiche, le quali molto sinceramente da tempo non mi interessano più e sarebbero qui nella sede più sbagliata
il mio accenno ai carusi è l'accenno a chi viene dal mondo degli sfascia-tutto (è un dato oggettivo) e ora è stato addirittura sdoganato in parlamento
non mi vengono in mente personaggi equivalenti che si sono fatti eleggere dall'altra parte (forse il più squadrista è storace) ma se ne hai qualcuno, ti prego aggiungilo tu al discorso
a proposito di squadrismo e similia, è chiaro a tutti che questa gentaglia oggi non può più essere distinta tra destra e sinistra: qualcuno può ragionavolmente dirmi che differenza passa tra chi qualche anno fa tentava di ammazzare i poliziotti con gli estintori in testa, chi allora ha bruciato camionette della polizia, negozi, banche, auto e case e chi domenica sfasciava semafori, bruciava auto e cassonetti, assaltava commissariati e sedi del Coni, distruggendo tutto ciò che trovava?
occorre meditare molto a mio parere sul fenomeno, perchè può solo essere l'inizio di qualcosa di molto molto preoccupante
sono sempre più convinto che vadano soffocati i pretesti di aggregazione, ovviamente inasprite le pene, poi lasciato passare del tempo e vedere cosa accade
sulla repressione dura negli scontri ho perplessità e comunque non siamo in un paese che può gestirne le conseguenze
Caro Serturner,
direi che è meglio non addentrarsi in liste della spesa su chi è squadrista o no, perchè questo si che sarebbe addentrarsi nella polemica politica, e nemmeno tornare su avvenimenti bui della storia d'italia che hanno avuto via via discreta luce.
Cercavo di spiegare il mio punto di vista. Cioè credo che il problema non vada limitato alle solite frasi - che si sentono spesso in giro o nelle tv in questi giorni - di presunti buonismi e inefficenze di questa o quella parte che accusa l'altra. La politica è meglio lasciarla fuori e su molti nostri rappresentanti stenderci un velo pietoso altrimenti sarebbe difficile capire come chi grida allo scandalo aveva un suo rappresentante, importante figura cittadina, al corteo degli ultrà che domenica a milano non erano certo in giro a cantare "mettete dei fiori nei vostri cannoni".
Così non faremo mai passi avanti.
Bisogna mettersi in testa che il calcio è da troppo tempo una zona franca bipartizan per ovvi motivi economici, sociali e trasversalmente politici.
In quale altro ambito, mi e vi chiedo, abbiamo assistito a scandali come gli spalmedebiti, le fideiussioni truccate, i passaporti falsi, condizionamento arbitrale come se piovesse, senza che nessuno , e di governi ne sono passati di tutti i colori, abbia chiuso i rubinetti al mondo del calcio?
Invece pene insignificanti o nulle, questo abbiamo visto.
Le vicende ùltrà e violenza sono solo una faccia in più della stessa medaglia che non credo la nostra casta giornalistica possa evidenziare al meglio e la nostra classe politica risolvere con serietà e durezza.
Andremo avanti a rappezzamenti e lacrime di coccodrillo in salsa ipocrita, come spesso, troppo spesso, accade nel nostro paese.
Aggiungo un considerazione. Se queste teste vuote si armano della loro stessa aggregazione mi sembra un'ottima idea togliergli questa arma.
Sciogliamo le curve, vietiamo le trasferte in toto, costringiamo i club a recidere il cordone che gli lega agli ultrà e inaspriamo le pene - ma di brutto - per chi viene pizzicato. Ci vorrà tempo e sudore ma questa mi sembra una strada seria.
Caro VAN,
abbiamo le stesso idee in merito a possibili prime misure che potrebbero essere prese per iniziare a sradicare il fenomeno
torno sulle mie considerazioni sulle similitudini tra i fatti di questi giorni e di questi tempi e gli episodi di genova 2001 e similari, per ribadire che le analogie sono macroscopiche:
non c'è destra e sinistra ma solo anarchica furia devastatrice che vede le forze dell'ordine come bersaglio ideale, ma che non disdegna di colpire le cose e le proprietà della gente comune, guardandosi bene dal provare a colpire i veri potenti
d'altronde le parole odierne di casarini non fanno altro che confermare quanto ti sto dicendo
limitiamoci a questo, senza dover andare a ritroso a cercare nella storia del nostro dopoguerra altre situazioni che avevano altre fondamenta e altre tipicità
la realtà in cui viviamo oggi è questa e per chi è come casarini o caruso, uno stadio o un G8 sono la stessa cosa: un pretesto da cogliere
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